Sulla riva orografica destra del torrente Sillaro, non lontano da Sassoleone e sotto la Villa di Sassonero, emerge da argille scagliose a circa 200 metri sul livello del torrente, l’ofiolite di Sassonero, formata da rocce di natura magmatica. Sulla riva sinistra del Sillaro sorge un piccolo ammasso roccioso ofiolitico che da tempo attirava attenzione per tracce di carbonati di rame. Nel 1853 furono iniziati i lavori esplorativi in galleria di questo giacimento. A causa dell’instabilità del terreno sulla riva sinistra, si dovette scavare un pozzo sulla riva destra del Sillaro e giunti alla profondità di 20 metri furono iniziati 3 livelli di gallerie:
- il 1° livello di gallerie con sviluppo di 72 metri;
- a 30 metri di profondità il 2° livello con sviluppo di 151 metri;
- a 56 metri di profondità il 3° livello con sviluppo di gallerie di 312 metri.
Tutte queste gallerie passavano sotto il torrente Sillaro, con grossi problemi di infiltrazione e inondazioni improvvise, saturazioni gassose causate da metano, che costringevano le maestranze alla prudenza e ad abbandoni improvvisi e rapidi delle gallerie. Con successivi lavori di aerazione e con l’istallazione di ventilatori fu possibile l’estrazione del minerale in sicurezza. La miniera di Sassonero, inferiore per importanza e produttività rispetto a quella di Bisano, annovera al 1858 uno sviluppo totale delle sue gallerie di 615 metri impostati su tre livelli di gallerie, con un quarto livello allo studio, che si aprivano sotto la modesta ofiolite sopracitata, sottostante la grande massa ofiolitica di Sassonero. Superato con lo scavo il piccolo affioramento, furono intercettate altre concentrazioni cuprifere disperse nelle argille che giustificarono i 600-800 metri di gallerie, scavati nel 1861, oggi purtroppo non visibili, come del resto gli impianti murari dell’epoca ormai demoliti.
La piccola miniera di Sassonero non raggiunse mai l’importanza della vicina miniera di Bisano, ma contribuì al raggiungimento di quantità ottimali di materiale cuprifero che diedero impulso alla continuità dei lavori e al sostentamento economico delle popolazioni locali montane legate ai redditi derivati da sfruttamenti agricoli. Dal 1849 al 1858 vennero spedite a Liverpool 3.000 libbre (1360,777 Kg-13 quintali) di buon materiale, unite alle 12.000 libbre (5443,1084 Kg-54 quintali) di Bisano.
L’articolo di Roberto Sarti 6 conferma che le gallerie della miniera erano state attivate fino a tre livelli, rinforzate con strutture murarie e lignee e si conosce che nel 1861 lo sviluppo totale dei lavori eseguiti era di circa 800 metri lineari di lunghezza.
L’estrazione del minerale a Bisano e Sassonero non fu mai molto copiosa, tanto che la società non ricavò cospicui utili dalla ricerca e più volte dovette ricorrere alla vendita delle azioni. Furono 800 le azioni acquistate da soli 145 soci alla data del marzo 1861. I minerali utili raccolti nella miniera di Bisano e Sassonero si possono riassumere in rame paonazzo o erubescite, rame giallo e calcopirite, rari rinvenimenti di rame carbonato e di rame nativo.